Una giornata bagnatissima - sarà - quella di domani. Come la scena raccontata nel film Roma di Federico Fellini, girata sul grande raccordo: lì la telecamera entrava nelle automobili in coda, e tra clacson e cavalli azzoppati restituisce ancora oggi una delle (sur)realtà tipiche della kaputt mundi.
Il regista girò quasi tutta la pellicola nel perimetro di Cinecittà: i vicoli di Trastevere, il Pincio, la stazione Termini. Per risparmiare, forse, e per sottolineare la naturale continuità tra Roma e l'immaginario cinematografico.
Domani l'intuizione felliniana tornerà con prepotenza. Una fiumana di persone, un esercito di comparse riempirà le strade e le piazze della città, dando vita a un colossal in presa diretta. Con canti e speranze, si raccoglierà intorno all'omaggio di un riferimento, un simbolo che per molti anni è stato al centro della vita di ognuno. E che oggi, con la sua assenza, rende più fragili le giornate di chi gli ha creduto.
Domani primo maggio si festeggia il lavoro.
(il miracolo del conclave di sinistra sarebbe eleggere a idea questo pensiero: reddito per tutti. Semo romani, volemose bene, damose da fa')
appunto: damose da fà
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