martedì 15 novembre 2011
Freddie e Rudy, la più bella storia d'amore degli anni Ottanta
Erano gli anni Ottanta. Con il decennio dell'impossibile alle spalle, si esplorava – e finalmente – la selva del possibile. C'è il sipario della guerra fredda e delle identità indichiarabili, e i lumi del superfluo, a incorniciare la più bella storia d'amore che quelle primavere ricordino. Lui è Farrokh Bulsara detto Freddie, muscoli torniti, scuro di pelle, baffi curati, posa da macho e voce da tenore su corde da baritono. L'altro, più grande di otto anni, è Rudolf Nureyev. Esile di corpo, raffinato nei gusti, levantino nel lusso e danzatore come non ce n'è altrove. È in Spagna che si incontrano la prima volta, durante il ricevimento regale di Juan Carlos e Sofia. C'è una foto. Sono in smoking. «Lei è un ballerino straordinario». «E lei sarebbe dunque Mercury?».
Nureyev è lontano dalla casa dell'amata madre dal 1961. Non per scelta né per agenda. Il regime detestava il suo "disordine morale". Gliele avevano suonate in tutti i modi, la chiesa stalinista e i suoi sacerdoti, tanto da gettarlo in Europa, a cercare lì cura e protezione. Mentre in terra russa, dei suoi assemblé al Kirov di Leningrado, di fronte a occhi che per la commozione non battevano ciglia, ne rimaneva solo memoria. Gli venne semplice, stella fascinosa e irriverente, trovare altre patrie. Andy Warhol, Jaqueline Kennedy, Mick Jegger, i suoi amici.
Spagna, dunque. Il desco regale e la dichiarazione di Rudy: «Tu per me sarai semplicemente “Eddy”». Elisione intima di Freddie, il nome con cui gira e calpesta i palchi di mezzo mondo. Attraverso le lettere, un lungo e ispirato epistolario, i due si scoprono. Nottate a distanza, a scrivere di sé e dell'amore che pian piano sta esplodendo, come una bomba di miele, tra il cuore e la gola. «Non posso vivere senza il sorriso e la passione del mio africano». Mercury, nato a Zanzibar, indiano di origine e formazione, inglese e bianco per convinzione, si irritava. «Non chiamarmi così, non lo sopporto. Tu lo sai, e questo mi fa soffrire». Poi si rilassava, miagolando: «Non riesco a bere, a mangiare, è sempre così quando non ci sei».
Mercury e Nureyev, l'Africa e l'Unione Sovietica, la voce e il corpo, il travestimento e il gioco, i carriarmati intorno. Glissades composti e misurati, e a tempo. Fino a una notte di febbraio. Era il 1988. Eddy prova a telefonare una, due, dieci, venti volte. Rudy risponde alla ventunesima, quando l'amante è già sull'aereo. Dall'America a Parigi, respirando veloce. «Fosse anche per una sola notte». Fosse anche, nel decennio del possibile.
Nureyev corre dal direttore dell'Opéra. Pretende una settimana di ferie. «Ragioni familiari». Non è la prima volta. Non è la prima bugia. Ma ora le mani sudano. Lui ha fretta di un sì. Sarebbe disposto a strapparlo con la forza. E con una piroetta dare le spalle a tanta ipocrisia. «Ma cosa ci posso fare? La pace sociale e il benessere chiedono a tutti piccole menzogne quotidiane, quando si parla di amore omosessuale». E poi, Cristo, lo volete capire o no che sta arrivando Eddy?
Lo attende a casa, al 23 di Quai Voltaire, arredata dall'amico Emilio Carcano come fosse un salon parisienne di fine '800: oggetti sontuosi, disegni, intarsi, decorazioni, fregi alle pareti con quadri, stampe, oli su tela. Nudi maschili. Corpi morenti, uomini immobilizzati, sanguinanti. E un dipinto di Guido Reni raffigurante Caino e Abele e un marmoreo Mercurio alato. «Sembri te, che sei volato fin qui per abbracciarmi». E abbraccio finalmente sia, con il lungo paltò ancora indosso.
«Ti voglio far ascoltare una canzone, Barcelona», dice Eddy, accendendo tutte le luci di tutte le stanze. Un bambino felice. Alza il volume dello stereo. La voce di Montserrat Caballé. Si stende vicino a Rudy, sillaba il testo, e con le dita sulla schiena dell'amante batte il tempo. La settimana è cominciata.
La passano senza mai uscire di casa. Stanno tutto il giorno nudi. Fanno l'amore ovunque, e per cento volte. Mangiano fragole e formaggio Camembert. Bevono cognac Camus. «Io adoro la cucina francese», dice Eddy masticando. Rudy fuma sigari. Non parlano mai di lavoro. Ma di soldi sì. È un'ossessione da miliardari. «Fai sempre pagare a me le telefonate». Collect call interminabili, confessioni di là dall'oceano, dopo uno spettacolo, prima di una cena, appena si fa alba. E quei debiti assurdi, contratti per «un'auto che costa più di un aereo». «Certo – replica Eddy – io spendo tutto da un concerto all'altro, mentre tu prendi prestiti in banca e costruisci case in America e a Londra». Litigano. Si baciano. Si rimproverano. Si addormentano sempre abbracciati. L'ultimo giorno non parlano. Già si mancano, e contano le ore. Uscendo, Eddy, lo prega di ascoltarne la musica «ogni volta che puoi».
La più bella storia d'amore degli anni Ottanta durò fino alla fine, nel novembre del 1991, quando Mercury morì a Londra. «Non siamo riusciti a festeggiare il nostro quinto sex-anniversario», scriverà Nureyev un anno dopo, procedendo verso Palais Garnier, alla prima de La Bayadère, per la sua ultima uscita pubblica.
Nessuno scoprì mai le cronache amorose della regina del rock e l'esule sovietico. L'arte di travestire se stessi e le proprie passioni, fino a renderle trasparenti. Freddie Mercury ne fu maestro.
P.s. I passaggi qui narrati sono contenuti in un libro uscito nel 1995 dello scrittore russo Yuri Matthew Ryuntyu (Nureyev senza trucco), il quale riferiva dell'esistenza di una cinquantina di lettere in cui il ballerino confessava e descriveva con delicatezza il suo sentimento per il leader dei Queen. La sua relazione con Freddie Mercury è stata decisamente smentita da Luigi Pignotti, suo manager per 26 anni: a suo parere, le parole che avete appena letto sono una pura invenzione.
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2017 - My BOOK : The Death in Paris : Rudolf Nureyev : Son Mort en Paris : Rudolf Noureev / by Yuri Ryuntyu / Bookmark: / http://trove.nla.gov.au/version/228227415 / Edition First Australian paperback edition 2016 / 687 pages Published in Australia
RispondiEliminaSpero sia esistita davvero una storia d amore tra i due artisti...ora mi piace immaginarli insieme in un posto bellissimo..
RispondiEliminaA me pare una bellissima storia, inverosimile, un romanzo..... Appunto, pare?
RispondiEliminaio credo a questa storia, si forse un po meno romanzata, Freddy non ha ricevuto la fama che merita,, i fari del cinema non illumintao i suoi lati piu' belli , l'interprete del film. (Bhoemien...) e' orrendo , il film stesso è orrendo, come hanno potuto premiarlo con il golden globe ?
RispondiEliminaGrande! Pensavo di essere l'unica a nn aver apprezzato la pellicola.
Elimina..è giusto così.intanto Jim lo sapeva.
RispondiEliminaArtisti ma gay....non va bene...è un bene che siano morti...di aids..se la sono cercata....javhe' li avrebbe maledetti....
RispondiEliminaIGNORANTE
EliminaGiusto
EliminaHai ragione javhé (con la j minuscola come hai scritto) li avrebbe maledetti ma l' Amore non si ferma davanti ai minuscoli.
RispondiEliminaSono etero, sono gay,sono lesbo...non importa quale di questi... Amore, Amore, Amore !!!
Mq cosa dice sono solo 2 pervertiti
RispondiEliminaPura invenzione, nessun dato rispetta la realtà. Nel 1988 Freddie era già malato e sapeva perfettamente di esserlo, lo aveva comunicato anche a Montserrat Caballé. Freddie era diventato (anche necessariamente) fedelissimo al compagno Jim, non ebbe più relazioni con nessuno salendo di essere sieropositivo e avendo già problemi di salute. Peter Freestone, suo amico ed assistente personale fino alla morte, ha più volte sentito questa storia.
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