domenica 30 ottobre 2011

All'iPhone di Michele Serra Trony fa schifo

Ci deve essere un attico molto bello, a Ponte Milvio. Più bello di altri. Con una vista magnifica, di quelle panoramiche, che tutto vedono. In questo attico, in bilico tra il ponte dei lucchetti e il megastore Trony, ci abita (forse, chissà) una firma nobilissima. Che scrive, a proposito dei disordini per l’iPhone:
...C’era gente in coda dall’alba, c’era gente accampata, e non era per una coda per il pane, era una coda per sentirsi in regola con l’identità del consumatore medio...
...Mi basterebbe che qualcuno (anche solo uno su diecimila) all’improvviso si fosse sentito umiliato, in quella ressa di schiavi, per avere qualche speranza in più sul nostro futuro.
...Non riesco a credere che un tostapane con lo sconto, pure in tempi di crisi nera, sia in grado di trasformare le persone in uno sciame di mosche disposte a schiacciarsi l’una con l’altra pur di posare le zampe sulla propria briciola. (tutta la rubrica qui)
Le mosche fanno schifo perché, sebbene in questo caso la materia del desiderio fosse un computer, il più delle volte per vivere decentemente mangiano merda. E chi ha un’immagine più nobile del gusto, le mosche le schifa, appunto.

Eppure, fuori di metafora zoologica: se è vero che oggi il tempo delle relazioni, delle navigazioni, del gioco, dell’interazione tecnologica coincide con quello della conoscenza del mondo e delle genti, come si può non considerare legittimo il desiderio di possedere (e a tutti i costi) un notebook e uno smartphone e un televisore in grado di recepire segnale? E se è così, perché non scorgere in quella fila, scontri compresi, un reclamo foolish e hungry per il riconoscimento del diritto alla cultura? (o vale solo quando ci si accuccia di fronte a un Apple store?)

No, precisano d’intorno. È una guerra plebea. Una Metropolis di alienati nella bocca del Capitale. Mosche e schiavi tenuti per una gamba dal demone del consumismo. E neanche uno Spartaco a spezzare quelle catene del delirio per restituire ai comuni mortali un'opzione di futuro. Questo deve aver pensato Michele Serra, mentre vergava quelle poche e decise frasi sul Mac (forse, chissà) comprato on line, con in una mano il telefonino e nell’altra le istruzioni, e cestinava nella sintesi dell'apocalisse (berlusconiana?) altre possibili letture.

A cominciare da quella per cui "la cultura è un bene comune" non allude solo alle collane Adelphi.

P.s. Penso sia buona cosa, in previsione di un assalto ai forni e ai suoi frutti, procurarsi, e in saldo, un buon tostapane.

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