Avevano semplicemente aperto una pagina pubblica, di quelle dedicate ai personaggi noti, e invitato gli utenti a diventarne fan. «Non mi interessa, io voglio che quella pagina venga chiusa».
Vedendo la puntata di Report dell'altra sera, dedicata appunto a Facebook, mi è tornata in mente questa telefonata. Temo che le critiche mosse al social network da Gabanelli, il tono millenarista e dietrologico con cui ha confezionato l'inchiesta, nasca da lì, da quell'imperdonabile “abuso”, dall'apertura di una pagina che portava scritto nel titolo: «questa è la bacheca dei fan di Milena Gabanelli, la migliore giornalista della televisione italiana».
Leggo questo interessante post. Ma perchè mai uno dovrebbe autorizzare una pagina a nome suo creata da altri?
RispondiEliminaÈ quello che le dissi. In fondo era un omaggio, nulla più.
RispondiEliminaNo, forse non ci siamo capiti... io intendo dire che il vero problema di Facebook e di tutti quei sociali network che si alimentano di user generated content è l'ambiguità di chi invia il messaggio e di che messaggio invia. La Gabbanelli, pur essendo un personaggio pubblico, in fondo ha tutto il diritto di non vedere una pagina che non è emanzione dei suoi pensieri: è una giornalista d'inchiesta, il suo è un lavoro delicato, che magari qualche cretino potrebbe manipolare.. . Comunque grazie per aver portato alla luce questo interessante retroscena
RispondiEliminaPer me nessuno manipolava nulla. Se io faccio una pagina fan non emano nulla, se non un gruppo che si riconosce nell'essere fan di Gabanelli. Può essere anche Dio, e in quanto personaggio pubblico si espone a fan(atici). I quali, se si muovono entro le regole, hanno tutto il diritto di aprire pagine fan e conversare tra di loro. A Gabanelli sfuggiva questa "usanza" sociale.
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