martedì 27 settembre 2011

Evviva il fallimento (ma ora basta)


Dice il saggio: sbaglio o qui non c'è nulla che funzioni? È un'impressione, eccessivo pessimismo, o perdiamo pezzi come un'auto rotta? A proposito di automobile e scoramento, diceva Henry Ford: «Chi teme di fallire limita le sue attività. Il fallimento è solo l'opportunità più intelligente per ricominciare». Retorica da inizio Novecento? Forse. Però è una buona scialuppa a cui aggrapparsi. Per esempio: colui che per dogma dovrebbe godere dell'infallibilità, il Papa, atterrato a Berlino, e parlando della sua Chiesa, ha ammesso di comprendere le ragioni dei fedeli che danno forfait. Missione ecclesiale fallita. «Grazie, sono stati 2000 anni bellissimi, ci mancherete», avrebbe dovuto dire, Ratzinger il politico, invece di esortare a nuova luce (ma come Ford anche lui pensa che il fallimento ha senso in quanto grimaldello di un nuovo inizio). 
«Il mercato ha fallito, il capitalismo è nella sua fase senile». Firmato: Marx, Soros, London Economics School, Luigi De Magistris. La finanza ha "bucato" la missione di equilibrare le umane passioni scatenando talenti e meriti. Un disastro. Borse schizofreniche e bancarotte a divorare popoli e nazioni come antimateria, e il capo degli Stati Uniti a far di conto.


A proposito di America. Oggi è più umana. Che batosta, però. Quel sogno infranto contro se stesso. Soldi e performance, si cantava, sfornando  generazioni di potenziali falliti. E infatti. Mille pecore, direbbe Terry De Nicolò, guest star della Tarantini connection, la cui intervista di qualche giorno fa ha (giustamente) interrogato molti commentatori. Chi è costei? Come quel giapponese rimasto nella giungla a guerra finita, Terry è uscita fuori col mitra: «Una soltanto ce la fa!», e giù ad ammazzare. Con un ritardo ideologico di almeno 25 anni. E sono in tanti, tantissimi a scansare il panico da risultato con la violenza. «Venderei mia madre». «Devi metterlo nel culo agli altri». «Avanti per la tua strada ad ogni costo». A forza di scongiurare il fallimento, lo si incorna in pieno. American dream, appunto, ma senza battaglie civili, icone e vinili. Berlusconi, va da sé, ne ha fatto un capolavoro: soldi, imprese, eterna giovinezza, libido perenne, controllo sui vivi. Una scala puntata al cielo, la cui altezza da virtù diventerà la misura della caduta.


È fallito il comunismo, il fascismo, il nazismo. È fallita la socialdemocrazia. Il Welfare. È fallito, in parte, il femminismo. Il Sessantotto, oh sì, è fallito. È fallita la fiducia spassionata nella democrazia. È fallita l'idea di fare politica a partire da due fallimenti. P.D. Superman ha fallito sotto il peso dei neutrini. È fallita l'informazione, che si è fatta spionaggio. È fallito il matrimonio. Fallirà anche quello gay. La famiglia ha già fallito un milione di anni fa. Ha fallito il punk. Hanno fallito i falliti del rock e quelli dandy del jazz. Ha fallito l'intrattenimento televisivo. Il teatro è morto. Ha fallito il calcio. Non ha fallito la Cina. Ma i cinesi sì. Il lavoro è fallito.


Dunque: di solito si fallisce dopo aver tentato. Da qualche anno a questa parte, per qualche bizzarria (anzi, no, a causa di clamorosi fallimenti volutamente ignorati) una generazione deve fare i conti con il fallimento “introiettato”. Precariato e ambizioni frullate. Senza manco l’avvio di partita. Un tratto “esclusivo” che smonta la benevola e ottimista massima di Henry Ford. Perché se il fallimento è a priori, cosa “ricominci”? Però, sì, scomparso il nesso ambizione-fallimento, si dischiude, in luogo di una tremenda iattura, una grande occasione. Che potrebbe rivelarsi l'uovo di Colombo di futura felicità, rappresentare la caduta di ogni alibi, compreso quello della “resurrezione”, e fornire una chiave di lettura del presente. 


Se è vero che stiamo assistendo al default delle sorti magnifiche e progressive, appunto, del primo mondo, possiamo sostenere che anche il suo contrario, il fallimento, ha i giorni contati: “Fallire è inutile”. Ha perso il suo senso. Il Papa non si cosparga il capo di cenere. Sciolga la Chiesa. Il mercato non tenti di risanarsi. Chiuda i battenti. Berlusconi non risponda più al telefono. Sparisca. Fallire, ripartire, fallire, ripartire. È un movimento ciclico che non serve più. Non c'è jackpot alla fine della salita. Non c'è oro al termine della corsa. Non c'è corsa. Solo sentieri. Per fortuna. 

2 commenti: