mercoledì 30 marzo 2011

Föra da i ball, Grillo dixit

«Io sono di sinistra e anti razzista ma credo che questi non sono affatto disperati, vengono ad invaderci, semplicemente non gli piace la loro casa e gli piace la nostra e se la vogliono prendere». Una riflessione da brivido primaverile che non viene dalla pancia ulcerata di un cittadino lampedusano. No, viene dalla testa di un commentatore del blog di Beppe Grillo. E – provare per credere – rappresenta a meraviglia il tenore generale.

Ora, per tacer delle uscite di Bossi, le nevrosi di Maroni e le stronzate di Berlusconi, eravamo rimasti – da questa parte del fronte occidentale, l'opposizione – a espressioni british («evitare reazioni sbrigative» - Napolitano) e pretigne («serve solidarietà» - Bersani), e a un tono generalmente sommesso, schiacciato da una parte dall'imbarazzo di aver sollecitato bombardamenti per evitare stragi (?) e dall'altra dal non aver mai avuto in questi ultimi 20 anni (da quando cioè esiste l'immigrazione in Italia) un'idea politica sostanzialmente diversa da quella dell'attuale governo.

Ma da ieri qualcuno si è svegliato. La voce più viola del popolo viola, Beppe Grillo, ha preso carta e mouse e scritto un breve post (leggi qui) in cui sostiene che questa ondata migratoria non è accettabile. L'Italia non ha case e lavori sufficienti e i clandestini garantirebbero la sopravvivenza politica della Lega. Dunque, sciò, föra da i ball.

Ora, siamo sicuri che il miglior modo per battere la Lega sia sottrarre al loro sguardo ciò che non gradiscono? E agitare come loro toni apocalittici? E ancora: veramente l'Italia non ha strutture sufficienti? Oppure ai governi non è mai convenuto ragionare su come fare dell'immigrazione virtù, trovando soluzioni che non fossero securitarie? Eppoi, signor Grillo, è una domanda seria: come si fermano le fughe, a cominciare da quelle di massa? Con le battute? Come le sue o quelle di Bossi? No, con la polizia. Con le armi. Con i campi di concentramento. Con il solo drammatico effetto di disumanizzare i migranti e provocare negli indigeni derive razzistiche. Esempio ne siano i tantissimi commenti di "democratici" indignati sul suo blog e le ronde spontanee che dal Nord si stanno diffondendo al Sud.

Beppe Grillo non è nuovo a queste posizioni. Nel 2007 si rivolse a Prodi per criticare aspramente l'apertura a Est. Il motivo? L'Italia sarebbe stata invasa dai Rom (leggi qui), e chi avrebbe poi difeso gli anziani e chi vive nei quartieri popolari? Il resto è demagogia, avverte il comico, giocando d'anticipo.

Ma l'ultima chicca Grillo la lancia da un altro post (leggi qui), su Ventimiglia e dintorni. L'inventore del Vaffa si fa una domanda: «Se Ben Alì era un dittatore e ora c'è la democrazia, allora da chi scappano i tunisini?». Come a dire: devi avere un buon motivo per scappare, altrimenti è fuori luogo. E poi non ci vengano a dire che lo fanno solo per godere ciò di cui noi godiamo da decenni: la voglia di scoprire cosa c'è oltre confine.

Forse sarebbe il caso che, in linea con la moda degli “elenchi”, Grillo pubblicasse le dieci ragioni (lecite e legittime) per cui scappare dal proprio paese. E pubblicarle sul suo blog. Le si potrebbe leggere anche da Tunisi. Senza uscire di casa.

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