giovedì 7 luglio 2011

Il gossip è morto

Il gossip è morto. Dopo mesi dominati dalla politica dell’origlio e dall’esercizio quotidiano dello spioncino, il gossip è morto. Falcidiato dalle folte truppe di tessitori di lettere scarlatte, il gossip è morto. Schiacciato dalle vicende pecoreccio giudiziarie di Berlusconi e dalle reazioni uguali e contrarie dei neo puritani associati, il gossip è morto. E questa è l’unica cosa certa, perché se fosse vivo sulle prime pagine dei grandi giornali e siti web non campeggerebbe quel velo di sobrietà che fa tanto poco estate.
Non di soli altari e graziosi sorrisi, per esempio, godrebbe il lettore che volesse approfondire le scene dal matrimonio di Donna Carfagna e Don Mezzaroma. Se la “pubblica opinione” non fosse ancora segnata dall’indignazione per le notti certosine e rubyconde, se non fosse attraversata da un richiamo al decoro senza precedenti, giornali e tivvù, come tradizione vuole, offrirebbero ai nostri palati arsi dalla politica politicata il ristoro di ettolitri di foto di Mara di bianco vestita, del marito provolone, dell’amica ‘mbriaca e del cognato frocione. E su tutti, un album interattivo – gentilmente offerto da Repubblica.it – per seguire con il mouse la mano perlustratrice di Silvio il testimone.

E invece, malgrado le brezze favorevoli e le borse in lenta ripresa, il cielo sul pettegolezzo non è mai stato più plumbeo. Foto racconti degni di un depliant pastorale. Abbiate la cura di guardarvi sul Corriere le foto – tra le prime delle serie “prova costume” – dedicate all’Oscar 2011, Nicole Minetti. Le didascalie vanno meditate. Di tutto si parla – della spiaggia, del colore del due pezzi, dell’umore, del cellulare, finanche del meteo – ma guai a commentare senza ritegno (come si sarebbe fatto un tempo) quel corpo da baywatch che la ragazza porta in dote. Manco quelle frasette di circostanza come: «Il corpo atletico e in gran forma cattura l’attenzione degli uomini presenti». Niente. Il nulla.

E si capisce: per colpa delle intercettazioni a go-go, è nella cronaca politica che va in scena il carosello cafonal del vippume nazionale. A cominciare dalla B di Briatore.

Tutti al mare, tutti al mare, a mostra’ le idee poco chiare. No, non tutti. Lele Mora, per esempio. Lui è in carcere. Domanda: è un’estate che merita di essere ospitata quella che si avvia con il re del gossip, l’inventore dell’intreccio coatto amoroso, il patròn del diretto tivvù-Olbia, l’artefice dell’io so che tu sai che io so in salsa gelatinosa, chiuso in gattabuia? Tolto di mezzo il direttore, l’orchestra si ritira a vita privata. Destino mesto che mal si addice al magenta vivace della cronaca rosa.

Destino che ha colto l’irreal coppia Clooney-Canalis. I due hanno messo fine al rapporto. È normale dirsi addio a giugno? È questo il mese per sciogliere un lingotto che proprio sotto gli ombrelloni conquista carati? George è americano, e vabbè. Ma Elisabetta, santoddio, vuoi cornificarlo-riacchiapparlo-fuggirgli per almeno tutto agosto? Possibile che nessuno l’abbia inchiodata alle sue responsabilità pubbliche di paparazzata? «La nostra storia è finita. Il resto è una questione privata». Privata? Macché, è un bene comune come l'acqua.

Il gossip è un’arte pubblica, liberatoria, necessaria (in quanto superflua). Censurarlo è un atto impuro, possibile solo nell’anno del sopracciglio a ogiva. Se Canalis non avesse voluto restituire l'immagine di una Kate italiana in cerca del matrimonio blasonato, sfuggendo così al conformismo imperante, avrebbe scritto un diario mediatico pieno zeppo quanto le valige dei turisti per le seiscèll, e solo a settembre inoltrato, con i lettori esausti e i conti corrente alle stelle, avrebbe dichiarato: «Se semo accannati».

Per fortuna, magra fortuna, lo dicevamo all’inizio, c’è la politica a onorare la memoria del defunto gossip. Non è la stessa cosa, certo. Vuoi mettere una foto rubata col teleobiettivo al posto di una lunga telefonica su carta quotidiana? Eppure, per chi fosse a caccia di malelingue e amori imprevedibili, Repubblica s’ha da compra’. Oppure farsi un giro per le Feste dell’Unità o come si chiamano. Un manifesto che tanto ha fatto discutere ritrae due gambe di ragazza con ballerine ai piedi e gonna svolazzante. «Un’indecenza», hanno urlato molti compagni. «Che scandalo, non c’è più decoro». Oltre le gambe c’è di più era uno dei canti del riflusso.

Eppure quel manifesto sembra salutare degnamente l’alba dell’estate più casta. La figura ritratta, così, senza volto è il contrario esatto della protagonista del nostro amato gossip: la very important person che tutta intera – occhi, bocca, petto, glutei, gingilli e diademi – si dona alle nostre antenne avide di storie e titilla la nostra curiosità con fitte trame amorose. Ci guida nelle stanze dei castelli di carta, per poi stupirci sempre e magrado tutto: «Clooney ha lasciato Canalis per fidanzarsi con Formigoni». Ma il gossip è morto, e questa frase non l’ascolterete mai.

Nessun commento:

Posta un commento