martedì 20 aprile 2010

Nati per servire

Il mio amico Paolo ha interpretato per anni la parte del posacenere. Girava nudo tra i tavoli di un localino niente male chiedendo alle signore la cortesia, una volta finita la sigaretta, di spegnerla sulla sua schiena. Sosteneva Paolo che stare a quattro zampe e farsi ustionare la pelle da ciccate con filtro lo faceva godere oltremodo. Il mio amico Andrea ha sempre nutrito una passione smodata per i piedi e accessori collegati: calze, scarpe, tacchi. Il menù dei suoi ménage - le costose cene fuori, le passeggiate romantiche, i baci affettuosi - tendeva con costanza al magic moment in cui lei, armata di tacco dodici, segnerà il suo costato. Il mio amico Stefano ha ammesso di recente di sentirsi veramente in pace con se stesso solo quando sua moglie indossando uno strap-on dildo (protesi fallica) lo condanna al contrappasso.
Cosa muove questi tre piccoli schiavetti, goccia nell'esercito dei sottomessi, a fungere da utensili sessuali? A vivere nell'angolo in attesa di un gesto della padrona? Per una ragione sopra le altre: i maschi sono nati per servire. Posacenere, zerbini o leccatori a cottimo, dopo millenni di chiacchiere e soprusi gli Adamo stanno assumendo la forma che più gli confà: prona. Ultima coreografia prima dell'estinzione. Se è vero - come dice Yahoo - che almeno un italiano su dieci pratica sadomasochismo (con percentuali che aumentano di anno in anno), abdicando nelle segrete stanze a favore della partner domina, viene facile leggere in queste pratiche le prove generali di un futuro in onore della Dea Che Calpesta Gli Uomini Sotto I Suoi Piedi. O

Obbedire, dicevamo, è nella natura del genere maschile. Abituato com'è a onorare le terga dei potenti, a genuflettersi di fronte agli altari, a impettirsi sotto le bandiere; agli uomini non manca certo né la tecnica né la predisposizione all'offrir servigio. È necessario un solo passaggio per compiere l'assoluto: rappacificarsi con la dimensione pubblica della sottomissione alla donna. Smettere una buona volta di cedere all'imbarazzo dell'ammissione. «Nati fummo per servire», non è complicato. E invece si inciampa in misere contraddizioni: da una parte si prova piacere nell'essere frustrati, si gode nell'essere legati e schiaffeggiati, dall'altra, invece di assecondare i nostri reali desideri, onoriamo la stantia dottrina della reciprocità. Vaneggiando su pari dignità e autonomia. Non va bene.

Su queste materie si richiede una netta presa di posizione. Si guardi all'insegnamento dei partigiani del masochismo. Dei carbonari di club e forum specializzati. I veri e soli depositari del santo graal della felicità dell'uomo: la sudditanza (e all'uopo, l'umiliazione). I money slaves: in Italia di gruppi ne esiste un centinaio, qualche migliaia di membri. Cosa implorano? Istantanee che ritraggano la loro mistress mentre si gode il regalo che le hanno inviato. Un Suv, un televisore, un vestito. L'animale domestico: giocare la parte del cagnolino va per la maggiore. È un ottimo modo - dicono gli psicologi - per ritrovare il proprio orgoglio. Scodinzolare per la propria domina farebbe bene allo spirito. Così come interpretare un pony da trasporto. I Chastity Grey's boys: uomini devoti al culto FemDom (dominazione femminile) decidono di prestare lavoro non retribuito presso ranch (è l'America, bellezza) abitati da donne con storie segnate da violenze e abusi. Schiavi volontari vestiti di sola cintura di castità. Oral Servitude: addestrarsi alla pratica orale con qualunque oggetto, dalla matita all'aspirapolvere, proposto dalla mistress. Tease and Denial: esasperazione del desiderio sessuale maschile con la negazione dell'orgasmo. Blackmailing: traduzione letterale, ricatto. In questa pratica lo schiavo fornisce alla padrona materiale compromettente affinché lei possa far leva sulla minaccia di renderlo pubblico per forzare il sottomesso a forme di maggiore obbedienza (la prova provata che i potenti legiferano anche in materia sessuale).

E poi tutti quegli spizzichini ingentiliti dal suffisso -ing: pissing (la pipì in tutti i luoghi), fisting (l'avanbraccio in tutti i buchi), tickling (solletico) e cross dressing (travestitismo). Una particolare attenzione meriterebbe il figging, ovvero l'inserimento nell'ano della persona sottomessa di un pezzo di zenzero fresco e sbucciato, con lo scopo di provocare una forte (e innocua) sensazione di bruciore. Un alfabeto del dolore (e del piacere) che condurrà tutti i maschi, prima o poi, alla pratica dell'obbedienza senza ritorno. Con la rivelazione (quasi divina) che nessuna catarsi è possibile.

Lo scrisse bene il filosofo Gilles Deleuze (Il freddo e il crudele, ES, Milano, 1991): «Se la donna-carnefice non può essere sadica, è proprio perché è parte integrante della situazione masochista: [...] ella appartiene al masochismo. Non in quanto avrebbe gli stessi gusti della vittima, ma perché possiede quel “sadismo”, assente nel sadico, che è come il “doppio”, l'immagine riflessa del masochista.[...]. Noi diciamo che la donna carnefice appartiene interamente al masochismo, che non è di certo un personaggio masochista, ma che è un puro elemento del masochismo».

Insomma, la donna è tutto. Capito questo, l'uomo vivrà in pace con la propria mente e il proprio corpo. Devoto alla Venere in pelliccia si sentirà finalmente uguale agli altri.

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