martedì 27 aprile 2010

Finché noia non ci separi

Può accadere di gradire un misto di formaggi a casa di amici. Chiacchierare in allegria, evitando di urlare perché i bimbi dormono. Può accadere di notare, tra lazzi e caciotte, che sono 45 minuti che la conversazione è accompagnata da un bizzarro loop sonoro. Può accadere che qualcuno, stranito da quelle note sintetiche, ricerchi la sorgente nello stereo o in un cellulare sul comò. Scoprendo infine che la fonte di quel profluvio sia nientepopodimenoche il jingle del menù della Nintendo Wii, il videogioco che si pratica correndo e saltando, e che i padroni di casa hanno tenuto acceso con naturale ostentazione (e come memento mori). Può accadere dunque che un gruppo di quasi quarantenni ceni e conversi di amabili resti sulle note di Wii Sports Resort per oltre tre quarti d'ora, senza poter contare su un residuo di anticorpi che avverta: «dementi, perché non mettete su un disco, foss'anche di Drupi?».
Quando prendi atto che è normale che il trillo di una console funga da colonna sonora, le braccia crollano su un'associazione di idee forse poco lineare (ma tant'è): parte della tua generazione (quella delle precarietà, dei leghismi e delle crisi varie) sta riparando in una nuova scena di famiglia che potremmo defi nire esperienziale. “La coppia”, l'ultimo modello ancora in piedi dopo il crollo delle piccole imprese, si fa famiglia per fare esperienza del fare famiglia. Assisteremmo dunque al passaggio dalla famiglia tradizionale che ci repelle tutti (er padre padrone, 'a madre piagnona, er fi jo bamboccione, 'a nonna rimbambita, ecc. ecc., o le famiglie “alla Ozpetek” su una grande terrazza) a un patto di solidarietà tra due soggetti assetati di nuovi riti comportamentali, celebrati da una dichiarazione che suona più o meno così: «giuro di amarti e rispettarti fi nché noia non ci separi».

È questo l'atto fondativo (se con o senza matrimonio è una questione che interessa unicamente gli over sessanta) del nuovo nucleo sociale, poco riconosciuto dai Family day e molto apprezzato da Trony non ci sono paragoni. Una famiglia il cui obiettivo è accucciarsi in un sol corpo a godere del tempo libero dal lavoro (o come diavolo si chiama quella cosa sottopagata), e “intrattenersi insieme”. La dote è essenziale ma necessaria, e la si può sinstetizzare in pochi punti: la casa (in affitto o di proprietà, l'importante è che abbia il minor numero di pareti possibili. L'home theatre sta per arrivare); l'home theatre: televisore piatto, amplificatore, 4 casse per il sorround, 1 subwoofer; l'hard disk da almeno 5 tera dove depositare i 10mila titoli preferiti; un divano (non emaciato come Tutti da Fulvia sabato sera, ma vintage); un abbonamento a Sky a partire da 49 euro; un comodino basso di fronte al televisore su cui poggiare i sei telecomandi e la rivista con il palinsensto Sky; una console Nintendo Wii; una libreria con tanti libri divisi per colore; un Mac, a prescindere; una connessione wifi; due palmari; una cappa aspira odori di design. Se e quando arriva il primo figlio, la famiglia esperienziale (viziata e sbrodolona per statuto) dà eccezionale prova della sua incontinenza: cerca una nuova casa, possibilmente di 10mila metri quadri; estende l'abbonamento a Sky alla voce “bambini”; aggiunge alla play list della Wii giochi per bimbi under 3 (dopo averli testati personalmente); scarica nell'hard disk walt disney in persona; dà il benvenuto al nuovo frigorifero classe AAAh con commozione.

Per il resto la sfida dei genitori esperienziali è quella di apparire in pubblico senza mostrare alcuna traccia di fatica genitoriale: corpi tonici, affiatamento alle stelle e leggerezza nel passo. A premio dello sforzo, il più delle volte si opta per Sky multivision. La famiglia esperienziale sa assumersi le sue responsabilità: tenere alta l'attenzione, non cedere alla routine, cacciare via l'abbrutimento. Pericoli che si concentrano soprattutto nel fine settimana e che “la coppia” tiene a bada con un buon numero di idee, tra le quali: percorsi enogastronimici; pranzi e cene a casa di amici; pranzi e cene nelle case di parenti della famiglia tradizionale; pic nic con parcheggio vicinissimo; lisbona; o valencia; o riga; alla scoperta di una villa comunale (con i bimbi); torneo di Wii.

Quando la famiglia tradizionale da cui tutti proveniamo prende il sopravvento (malattia di un parente, commissioni, emergenze e ricorrenze) la famiglia esperienziale subisce un pesante contraccolpo, mostrando quanto precaria sia la tenuta del tempo dell'intrattenimento. E passata l'ingerenza, ritrova la sua unità grazie a preziosi e innocui abusi: 5 puntate di Lost, una dietro l'altra, per esempio. La famiglia esperienziale, malgrado le apparenze, costruisce nuovi filoni etico morali: distingue la monnezza in umida e colorata; distingue i prodotti in “chilometri zero” e resto del mondo; distingue il rustico dal rococò. La famiglia esperienziale crede in un dio a scelta e ha superato di fatto la distinzione destra/sinistra. Qualunque sia la cultura d'origine, si confronta su questioni concrete, senza pregiudiziali ideologiche. Non ama gli stravolgimenti di palinsensto, e condivide con quella tradizionale l'attitudine all'autoconservazione.

Finalmente libere da convenzioni (l'obbligo del matrimonio) e pene accessorie, come fare tanti figli, “le coppie” comparano i prezzi delle loro rinunce direttamente on line, e affibbiano a fantasiosi avatar i loro sensi di colpa. Nella famiglia esperienziale l'assenza di dialogo trova sfogo nella tripletta scatta foto-collega computer-scarica foto. E se non dovesse crollare sotto il peso di tanta tecnologia, “la coppia” saprà anche coccolarsi, tenersi stretta, proteggersi in un caldo abbraccio. Per amore, certo, ma anche perché le giornate si consumano nella consapevolezza che da un momento all'altro, distratta dal jingle della Wii, potrebbe essere divorata dalla peggiore insidia che la famiglia esperienziale conosca: la noia.

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