domenica 15 febbraio 2004

Piccole occupazioni notturne

- Il 29 ottobre scorso dieci appartamenti vuoti sono stati pubblicamente assegnati dall'Agenzia Comunitaria Diritti-ACTion a famiglie in stato di emergenza abitativa. Questi stabili siti in Via delle Sette chiese, nel quartiere Garbatella sono da tempo sotto sequestro a causa del mancato rispetto da parte dell'azienda Immobildaunia srl, proprietaria delle case, dei vincoli urbanistici: lo sportello Action, insieme a decine di famiglie, giovani precari, anziani e lavoratori si e' riappropriata di questi stabili sfitti, occupandoli -.
Dalla guardiola si puo' vedere in linea retta il cancello da dove, prima o poi, possono entrare e sgomberare il villaggio delle casette. La stufa emette un fastidioso sibilo e il volume della radio e' bloccato al minimo. Il vetro della porta e' spesso e si appanna dopo pochi minuti. Chi di turno apre un sottile spiraglio per cambiare l'aria e ne puo' approfittare per fumare una sigaretta. Sotto il tavolino in formica sono accatastate alcune bottiglie di acqua minerale, mancando quella corrente. Le pareti non hanno colore e per questo qualcuno ha attaccato cinque manifesti rossi neri e gialli. Ravvivano l'ambiente ma non smorzano il freddo.
Quando alle sei del mattino finisce le tre ore di picchetto, Sonia entra nella piccola casa che ha occupato, sale sul soppalco, accende la lampada a bordo letto, si spoglia, indossa una maglietta di cotone a maniche corte, sistema la coperta sulle spalle di Luca, appoggia la lettera sulle sue scarpe, si infila sotto le lenzuola, spegne la lampada, si gira su un lato e chiude gli occhi. La lettera finisce con questa frase: "...per quanto riguarda il resto, amore, dipende da te".

A quell'ora Giulia, che ha sessantadue anni e cinque figli in giro per l'Italia, si sveglia per il freddo. Con il piede sinistro si accarezza quello destro procurandosi un po' di calore. Guarda attraverso le fessure della tapparella per farsi un'idea dell'ora e pensa a Dino, il figlio piu' piccolo, che ha un neo sotto l'occhio destro e i capelli gialli come il padre. Dino e' agli arresti per occupazione abusiva di alloggio solo forestieri in illecito suolo con finalita' sovversiva in odor di vilipendio delle autorita' con matrice anarco insurrezionalisti nell'esercizio contrario alla quiete pubblica per atti osceni alla presidenza del consiglio in violazione dei patti internazionali stabiliti per leggerezza nella garanzia dei diritti fondamentali dell'uomo. Dino soffre di mal di gola. Estate o inverno, indossa sempre un foulard di cotone che lo fa uguale a una foto di Giulia da giovane, quando abitava nella prateria sabina. Dino scrive bene e e' un piacere leggere le sue lettere, quando le manda. La luce che filtra dalle tapparelle si e' fatta piu' intensa. Giulia non ha piu' sonno e con un dito cerca un punto sotto l'occhio destro.

Prima di coricarsi, Ignacio controlla di aver portato con se' le sigarette. Con una gamba fuori dal letto, ne accende una e fa strani gesti con la bocca. Con lo sguardo traccia una linea lungo il soffitto, la fa scendere fino a meta' parete e giu' verso la porta. Con gli occhi fa un calcolo per approssimazione dei metri che lo separano dall'esterno. Se la casetta e' di quindici metri quadri, come tutte le altre, la distanza tra il letto e l'uscita non puo' essere inferiore ai tre metri. Ignacio fissa lo spettro della porta come il saltatore in lungo fissa la pista di tartan. Il suo respiro e' ritmato e ben dosato. Sta cosi', per alcuni minuti, ipnotizzato da un ragionamento che non si chiude. Lentamente stende le braccia e le gambe, rilassandole. Lascia cadere la sigaretta che si e' spenta tra le dita e allontana il posacenere dal letto con un movimento che lo costringe a allungarsi al limite del soppalco che, come per ogni casetta, divide l'altezza in due. In questa posizione, con il corpo tutto sporto, guarda il pavimento, nel punto che stabilisce con il suo naso una linea retta, provando a dedurre il numero di centimetri tra il terreno e il piano del soppalco. Con uno scatto di reni riporta il corpo sotto le coperte, spenge la luce, mette le braccia dietro la nuca, chiude gli occhi e si coccola con il pensiero che deve essere sicuramente piu' alta di un metro e settanta, che e' la sua, di altezza.

Le sono bastati alcuni grammi in piu' di pasta per sentirsi piena e ora si rigira nel letto con il terrore di dover andare in bagno che qui e' un disagio non da poco visto che manca l'acqua corrente. Lidia ha trent'un anni e non sta bene. Si tira su con la schiena e si appoggia al cuscino.Tiene la luce spenta per non svegliare Dario. Si strofina gli occhi con una mano, l'altra resta a consolare la pancia. Dario se ne accorge e muove il braccio a cercare i capelli. Lidia lo aiuta, abbassa la testa in direzione della mano e cosi' sta. Dario accarezza e sembra non sentire dolore alla ferita sotto il pollice che si e' fatto nel pomeriggio mentre ripuliva lo spiazzo di terra dove affacciano le casette. Lidia guarda la ferita e ci vede due labbra che sorridono. Quando piove, lo spiazzo diventa tutto fango e per attraversarlo bisogna camminare sopra delle assi di ferro. Buona parte dello spiazzo era coperta da calcinacci, rifiuti e pezzi di lamiera. Sollevando una di queste lamiere, Dario si e' tagliato. Lidia stringe il polso di Dario e delicatamente lo porta alla pancia che ancora le fa male. Gira la mano dalla parte del palmo e con un dito segna la circonferenza della ferita che ora sembra una mezza luna.

Biz cammina sulla testa del suo padrone che dorme di gusto. E' un piccolo gatto di pochi mesi e di notte pratica la caccia agli scarafaggi. Ha le zampe puntate sulla fronte di Azid che sembra non accorgersene o che forse sogna di avere una corona di spine e di sanguinare. Biz giura di aver visto uno scarafaggio correre lungo la linea del muro dietro il letto. Troppo stretto per potersi infilare, il letto e' come appiccicato alla parete. Muove il collo con rapidita' e ha gli occhi sgranati. Con un salto raggiunge i piedi di Azid, si mette in posizione di attacco e gira di scatto il muso verso il muro. Nulla. Nessun scarafaggio nelle vicinanze. Ritorna vicino al viso, immobile, di Azid. Si appoggia sul suo petto e fissa la bocca semiaperta. Forse lo scarafaggio si e' nascosto li' dentro. E dal buio della gola lo sta fissando. Puo' anche darsi il caso che abbia portato nella tana tutta la famiglia, scarafaggi brutti, neri e da sterminare. Azid ha un'espressione beata. O forse sta sognando un gatto che lo fissa con gli occhi gialli e luminescenti. Biz si alza sulle zampe anteriori. Ruota la testa fino a raggiungere l'inclinazione delle labbra di Azid. Porta il muso in avanti e giocando tutto sul tempo gli infila una zampa in bocca. Azid a questo punto si sveglia, allontana Biz con una manata, si gira a pancia in sotto e riprende a sognare. Il gatto, ai piedi del letto, sembra dire "cavatela da solo".

Fuori puo' piovere da un momento all'altro. Gli unici a non essere a letto sono Alessia e Diego (Dieghito) che sono scesi sotto, al grande incrocio della colombo, ai piedi del palazzo della regione, a parlare con Massimina, la trans che odia gli orecchini. Seduti sul muretto del parcheggio, Alessia fa una battuta divertente: "Casa delle letterature, casa di dante, casa della cultura, casa internazionale delle donne, casina valadier, casa del gelato, casamonica, casa del jazz, casa del pellegrino, casa del diavolo, casa del cacio. Roma e' l'olimpo delle case e a noi ci tocca occupare". Massimina sorride e cantilena che tutto e' un casino. Si sistema il reggipetto e propone di andare a occupare il colosseo e che dei suoi amici muratori possono pure rifare il tetto. Una macchina guidata da un ragazzo con berretto rallenta ma non si ferma. Alessia e' in vena: "Le persone si dividono in due categorie: quelle che, passando lungo il palazzo della regione, indicandolo pensano a storace e quelli che pensano a fantozzi". Massimina ignora l'esistenza di fantozzi, ma ride lo stesso. Poi i tre passano alcuni minuti in silenzio a fumare le sigarette. Dieghito non ha aperto bocca, non ride, ha il broncio e pensa che sia ora di andare a dormire.

Severina compie quarantadue anni domani e non ha avvertito nessuno. Aspetta a salire sul soppalco perche' sta scrivendo alcuni appunti sulla rabdomanzia. Ha trovato un libro a casa dell'ex marito e l'ha preso. E' determinata a risolvere il problema dell'acqua entro e non oltre cinque giorni. La rabdomanzia e' un'arte antichissima. La prima traccia di questa pratica si trova nella Bibbia dove, nel libro dell'Esodo, si racconta che Mose', usando una bacchetta, trovo' nel deserto l'acqua per dissetare il popolo ebraico. In un bassorilievo cinese di 4mila anni fa l'imperatore Yu viene definito 'idrologo' e ha in mano un legnetto a forcella. Nel novecento questa pratica e' stata contrastata e derisa dalla scienza ufficiale, tuttavia ancora oggi ci sono rabdomanti alle dipendenze di grandi imprese petrolifere. A sostegno del fenomeno si e' parlato di radiazioni emesse dall'acqua sotterranea e di deboli variazioni di campo elettrico o elettromagnetico prodotte da acqua corrente e percepite da persone particolarmente sensibili e addestrate. C'e' chi ha dimostrato addirittura una 'memoria' dell'acqua: se prendiamo due campioni identici di acqua molto pura, uno lo si congela e l'altro lo si fa evaporare, e si lasciano riposare, si ritrasformeranno lentamente in acqua liquida. Facendo delle misure di conducibilita' elettrica si notera' che i due campioni presenteranno delle strutture a 'ponti di idrogeno' differenti. Questo fatto della memoria diverte Severina che chiude il libro e si spoglia pensando a quando stava in Cile e faceva bollire le patate per ore ore e ore.

Ci morirebbe, di patate, Tomas, che ha sette anni. Dorme come un cristo su meta' letto costringendo la madre sul filo del materasso. A lui il villaggio delle casette piace perche' puo' entrare in ogni casa, giocare con quello che vuole e andarsene quando piu' gli pare. Nei suoi sogni, Tomas e' quasi sempre piu' alto che dal vero, ha una forza incredibile e tutti lo ascoltano. Nel sonno si gratta il naso e comincia a viaggiare: entra nella casetta di Sonia e Luca con il principe dei barattoli di marmellata, filippo lampone II, amante dei divani e di tutti i cuscini ripieni. Nella casa di Ignacio, che gli sta antipatico, ci va con un tir di cacca e un camper di formiche che ne avranno per almeno dieci anni. Con un fischio chiama a raccolta tutti i cani della citta', che sono circa venticinquemila, prepara loro un po' di caffe' e li invita a portarne una tazzina a Giulia. Sui muri di Severina disegna qualcosa che assomiglia a un grosso albero, marrone e verde, poi ci mette sopra dei fringuelli con il becco a trombetta che la svegliano con la canzone del mare. Severina vede l'albero e piange, forse di commozione. Con Dieghito si butta nel fango caldo con le bolle e si schizza tutto, poi scappano via inseguiti da Alessia che ha in mano una scopa a forma di forchetta. Compra due grandissimi orecchini gonfi come uova di pasqua per Massimina che non gradisce. E allora li porta alla madre che, mentre lui dorme e sogna di mettere sottosopra il villaggio di casette, e' quasi caduta dal letto.

Quando Luca si sveglia Sonia dorme profondamente. Ha dolore agli occhi e il primo pensiero e' che non li hanno sgomberati, e si solleva. Il secondo e' che manca ancora l'acqua, il terzo e' che Sonia e' bellissima. Con una mano prende le scarpe, con l'altra la lettera che lei gli ha lasciato e scende di sotto con lentezza. Si infila la felpa, allaccia le scarpe, si siede, sbadiglia e comincia a leggere: "caro luca, e' la terza volta in una settimana che faccio il turno di notte. Sono esausta. Domani vado con Alessia a riempire di nuovo le taniche d'acqua e poi al lavoro. Quindi non capisco il tuo atteggiamento recriminatorio nei miei confronti. Poi me lo spiegherai, se vuoi. Come vedi, da parte mia e degli altri c'e' la massima collaborazione. Per quanto riguarda il resto, amore, dipende da te".

Ringraziamo, per quello che stanno facendo, Monia, Gianluca, Mirko, Rina, Iliana, Rosanna, Lucia, Mauro e Nicolas per il disegno.

All'oggi

· 400% l'aumento medio degli affitti negli ultimi dieci anni
· 60% nel solo 2003
· 25mila le richieste inevase di alloggi popolari
· 90mila gli alloggi di Enti pubblici e privati dismessi e venduti
· 110mila gli alloggi inutilizzati
· 40mila le famiglie in emergenza abitativa
· 500 euro costo medio per una camera singola
· 250/300 euro per una doppia
fonte: ACTion - Agenzia Comunitaria Diritti e Sindacato degli Inquilini

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