– Luglio, col bene che ti voglio, porta un premio in dono al narrator di Puglia che con un libro tosto, di lingua ricca e schietta, racconta la vicenda di una ragazzetta che dagli scogli e il mare, a seguire il padre, in Svizzera finì. Mimì. E lì, conoscerà un amore e l'inizio di una cosa con un nome, Ternitti, che non bisognava respirare. Poi, donna, con Arianna, tornata giù, fiera e sorprendente, l'intero paese da sopra un tetto finalmente riscattò –. Bene, con questa filastrocca sbilenca noi imbuchiamo nella cassetta del Premio Strega la nostra preferenza: vota Mario, vota Mario Desiati. Ci piace la sua protagonista, l'italiano e il dialetto salentino, le feste sacre e la modernità, il Sud arcaico e un Nord infinito e disperato, la vigliaccheria dei maschi e la forza delle vedove, la loro solitudine. E quel mostro dal nome poco conosciuto: asbestosi. La malattia avvelenata d'amianto che negli anni Sessanta divorò il corpo di centinaia di lavoratori pugliesi saliti a Zurigo senza armi e con pochi bagagli. Porteremmo fortuna a questo 34enne già pluripremiato così come fu per la scorsa edizione con Antonio Pennacchi, che a noi solo dovette la vittoria? Desiati dice no, non sarà così.
martedì 21 giugno 2011
venerdì 17 giugno 2011
Vincere!
Stare bene. Dagli altoparlanti della canzone popolare risuona il motto: stare bene. Mangiare sano, pedalare senza tregua, stile-rana-dorso, dar di pilates, intossicarsi di maratone, caldissime saune finlandesi, tisane di ortaggi, ore alla wii balance, roteare il collo ogni dieci mail, smettere di fumare (e infatti: dove è nascosto il sigaro ciancicato di Bersani?).
Il fisico da intellettuale, segaligno, pallido, con le costole in vista e le chiappe depresse ha ceduto il posto al corpo democratico, asciutto, con gli addominali in fila per tre e un colon fichissimo. Dismessa la fregola rivoluzionaria, il buon compagno si è immerso in calendari ginnici, misurazioni cardiache e monitoraggi calorici. Alle scarpe rotte (eppur bisogna andar…) ha preferito quelle in saldo da Decathlon. Il pugno chiuso, se si allarga l'inquadratura, tiene ben stretta l'asta su cui a suon di flessioni si dà un senso ai deltoidi.
Il fisico da intellettuale, segaligno, pallido, con le costole in vista e le chiappe depresse ha ceduto il posto al corpo democratico, asciutto, con gli addominali in fila per tre e un colon fichissimo. Dismessa la fregola rivoluzionaria, il buon compagno si è immerso in calendari ginnici, misurazioni cardiache e monitoraggi calorici. Alle scarpe rotte (eppur bisogna andar…) ha preferito quelle in saldo da Decathlon. Il pugno chiuso, se si allarga l'inquadratura, tiene ben stretta l'asta su cui a suon di flessioni si dà un senso ai deltoidi.
lunedì 6 giugno 2011
Se Mazinga avesse salvato Alfredino
Lo scorso 30 maggio i due corsivisti più seguiti d'Italia hanno avuto la stessa impressione: la vittoria di Pisapia nella casa del Biscione ha segnato la fine degli anni Ottanta. Per la cronaca, Michele Serra ha scritto questo:
«Ieri, lunedì 30 maggio 2011, verso le quattro del pomeriggio, sono finiti per sempre gli anni Ottanta italiani, il decennio più lungo della storia del mondo. È finita la politica del cerone e delle facce rifatte, delle convention, delle escort, delle olgettine, degli spot, della tivù dei telegatti e delle cerimonie di corte, dell’edonismo fintoallegro, dell’ignoranza caciarona spacciata per genuinità popolare (ingannando atrocemente il popolo). È finita la fiction». (continua qui)
«Ieri, lunedì 30 maggio 2011, verso le quattro del pomeriggio, sono finiti per sempre gli anni Ottanta italiani, il decennio più lungo della storia del mondo. È finita la politica del cerone e delle facce rifatte, delle convention, delle escort, delle olgettine, degli spot, della tivù dei telegatti e delle cerimonie di corte, dell’edonismo fintoallegro, dell’ignoranza caciarona spacciata per genuinità popolare (ingannando atrocemente il popolo). È finita la fiction». (continua qui)
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